Gli elementi chiave che hanno contribuito al successo dell'edizione 2024, come la professionalità del team, la partecipazione pianificata delle…
Progettare una facciata dal forte fascino estetico. Dal minimo impatto ambientale. Queste le linee guida del progetto realizzato sulla facciata di un palazzo a Rue Amelot, a Parigi, che porta la firma di Stéphane Malka.
Questo lavoro prende il via dalle norme francesi HQE – Haute Qualité Environnementale, un insieme di parametri che – prendendo in considerazione tutte le fasi di costruzione (e di recupero ) di un edificio – ne valuta l’effettivo consumo e le conseguenze sull’ambiente. Proprio in virtù dell’uso eccesivo di materiali inquinanti e dell’eccessivo consumo di energia nelle pratiche di progettazione, questo progetto cerca di inserirsi nel contesto urbano in modo diverso.
Si tratta di un intervento di recupero realizzato senza alcuna demolizione. Quindi, nessuna nuova costruzione e nessuna demolizione. L’architetto ha valorizzato l’edificio intervenendo sulla facciata principale, che affaccia sul tessuto urbano, lavorando con dei pallet di legno, scegliendo quindi dei materiali naturali.
Anche i costi di produzione sono rimasti contenuti, perché la diversa modularità e i giochi di volumi e di rientranza è stata ottenuto semplicemente lavorando sui pallet, disposti in modo da creare questo movimento e tenuti insieme da cerniere orizzontali. L’approccio dell’architetto francese è nuovo. Sceglie di non distruggere nulla, l’intervento è andato a sovrapporsi al costruito e senza toccare il suolo.
L’artista e architetto francese provaca e sfida chi vede l’architettura e il tessuto urbano di Parigi come intoccabile. Lui gioca con le forme e le prospettive, intervenendo in modo quasi rivoluzionario nella città. Suo, l‘E7 a Parigi. Ama i materiali poveri, come il legno, il pallet, il cartone.
“Lavoro principalmente con gli edifici esistenti . Cerco di non distruggerli, ma lavoro su di loro, sull’esterior, sulla facciata, in modo da modificarli e trasformarli. Sfrutto materiali che già esistono , al fine di dare loro una nuova vita con un nuovo uso .
Ho preso l’idea del ready-made di Marcel Duchamp: prendere un oggetto e renderlo autosufficiente. Ho cercato di usare la stessa strategia in architettura, trasformando un edificio utilizzando scatole di cartone, pallet, scarpe da ginnastica o tubi. È un modo per prendere il consumismo di massa come una nuova fonte di ispirazione, non solo a causa della crisi, ma anche perché abbiamo bisogno di dare a tutti gli oggetti una nuova vita”.