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Progettare scegliendo materiali alternativi. Da qui parte l’intervento a Made Expo dell’architetto Alessandro Rogora, professore del Dipartimento Dastu (architettura e studi urbani) del Politecnico di Milano.

Tra i primi a sperimentare, da studente, con Gianni Scudo che fondò il Laboratorio di Tecnologie Facilitate, oggi fa sperimentare i giovani che “usano materiali di cui non sanno nulla per mettersi alla prova”. Si lavora con il bamboo, la terra, materiali di recupero. Si pensa a involucri ed edifici per paesi in difficoltà.  Si sperimenta con cupole ogivali, costruendo con materiali alternativi, cannucce o pasta.

“Tantissimi – spiega l’architetto – i materiali che vengono scartati, riutilizzabili però per prestazioni secondarie. Esempio il tetrapak, che ha buone prestazioni termoisolanti”. L’obiettivo del lavoro è la costruzione di un edificio con elementi diversi, progettando con forme nuove, tecnologie facilitate e materiali di recupero.

Un esempio, il progetto Stone realizzato a Legnano. La tradizione, il calcestruzzo, incontra materiali “altri”, dai pneumatici al legno ricavato da una demolizione, alla carta. Un progetto sperimentale che per 18 mesi gli studenti del Politecnico monitoreranno. O la riqualificazione dell’ex centro ricreativo della centrale termoelettriche di Chivasso con l’obiettivo di progettare un edificio con alte qualità energetiche. Sono stati testati sistemi di riduzione dei consumi, le perforazioni per pompe di calore, sistemi passivi, copertura fotovoltaica e sistemi isolanti a infrarosso leggero usati all’esterno dell’edificio. L’obiettivo, una costruzione che consuma l’80% in meno .

Il futuro? Edifici progettati con materiali riciclati, alternativi, di recupero, che permettono di recuperare di più di quanto si produce.

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