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“La luce come elemento di connessione tra passato, presente e futuro”: forse una delle definizioni più affascinanti che siano mai state date a questo fenomeno fisico che da secoli è argomento di studi da parte degli uomini. Il merito va dato ad AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione) che ha bandito a maggio scorso, insieme ad APIL e PLDA, il concorso internazionaleUrban Lightscape” .

Le richieste erano molto chiare ma non per questo semplici: al progetto vincitore era richiesto di abbracciare sia l’ambito pubblico così come quello artistico e ambientale della zona dell’Eur, doveva essere in grado di rendere fruibile l’anima storica che contraddistingue questa area della capitale in equilibrio tra antico e moderno. L’Eur non è certo una zona che passa inosservata perché molto caratterizzata sia dal punto di vista architettonico che urbanistico. E proprio per questo la progettazione illuminotecnica doveva essere attenta e costruita ad hoc perché fosse affine alla dimensione urbana così forte. Naturalmente poi, i riflettori erano puntati sull’uso di tecnologie smart, pensate per rendere il quartiere sostenibile sia dal punto di vista energetico-ambientale, sia dal punto di vista funzionale, assicurando qualità dei servizi urbani rispondenti alle richieste degli utenti.

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La luce dunque vista come bacchetta magica, come uno strumento che può fare da collante tra la storia, la cultura, la struttura e la funzione di un’area urbana. In questo è inevitabile riconoscerne la capacità unica di trasformare (idealmente in meglio, a volte in peggio) la percezione di un luogo.

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Per farci raccontare meglio il progetto vincitoreGenius Luci” pensato da Helena Gentili, giovane architetto lighting designer freelance, insieme a Daria Casciani (Politecnico di Milano, Dipartimento di Design. Laboratorio Luce) e Carlo D’Alesio (Studio D’Alesio&Santoro), abbiamo deciso di farci raccontare proprio dalla sua ideatrice qualcosa di più.

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Per immaginare la luce giusta in un luogo, quanto è importante per te aver studiato urbanistica?  L’urbanistica è la disciplina che ha come scopo la progettazione e lo sviluppo del territorio ed è stato fondamentale aver studiato i temi sulla pianificazione e sviluppo urbano per l’attività professionale che oggi svolgo nel settore dell’illuminazione, in particolare per l’illuminazione urbana. Sappiamo che la luce artificiale è un elemento capace di cambiare la percezione e il significato di un determinato luogo o architettura, quindi un fattore di grande rilevanza per la costruzione del paesaggio notturno che va pianificato e progettato con cura.

Cosa si nasconde dietro al nome che avete scelto per il progetto? Il nome del progetto è originato del concetto di ‘Genius loci’ molto discusso in architettura che denota l’essenza di un luogo. Per cui ‘Genius Luci’ rappresenta l’approccio specifico tra la luce e il contesto storico/culturale dell’EUR adottato dal gruppo di lavoro in modo da migliorare ed enfatizzare la sua identità notturna. Il progetto nasce da una profonda esplorazione: la fase analitica che ha investigato lo spazio, le relazioni sociali, le funzioni urbane e il contesto architettonico di questo quartiere così particolare, al fine di individuare opportunità di progetto di luce in relazione alle specifiche esigenze locali.

Da cosa vi siete lasciati ispirare per questo progetto: hanno scritto che è come un “museo sperimentale”, siete d’accordo? L’area è stata progettata come un grande “museo” sperimentale mettendo in relazione, attraverso la luce e l’esperienza luminosa i diversi stili architettonici, enfatizzando la bellezza dei luoghi pubblici e migliorando la vivibilità notturna delle aree verdi di aggregazione. Sono inoltre state proposte soluzioni d’illuminazione specifiche per ciascuna funzione e caratteristica urbana e sono state messe a sistema attraverso un’infrastruttura di gestione intelligente. La proposta d’illuminazione di EUR è concepita inoltre come un progetto di ricerca realizzato per la “Città nella città” che funziona come un laboratorio di illuminazione urbana (Living Lighting Laboratory) in cui testare le nuove tecnologie con un approccio graduale e mediante un investimento di partenariato pubblico-privato.

Tu hai un rapporto speciale con Roma, come è stato immaginare un progetto illuminotecnico proprio lì? Quasi dieci anni fa, sono arrivata dal Brasile a Roma per specializzarmi sul tema della luce artificiale ed è stato lì il punto di partenza per la mia carriera professionale, per cui progettare per l’EUR è anche stato un invito a ritrovare degli spazi e memorie vissute nella città. Vincere un concorso internazionale proprio nella città dei miei antenati e la mia prima casa in Italia, è stato emozionante, quasi come una conclusione di un percorso, non sempre facile visto le distanze e difficolta da superare. Il premio per me è stato come il riconoscimento di un lavoro fatto con impegno e passione da parte di tutti i componenti del gruppo.

(C.R.)

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