Un progetto di trasformazione, con le semplici regole di home staging, tra interior design e scenografia. Cambiare ed armonizzare…
Crystal Mesh è il nome dato dallo studio tedesco Realities:United (RealU), alla facciata progettata per il complesso edilizio “ILUMA” a Singapore. Nata dalla sinergia di architetti e virtual designers, combinazione tra facciata tradizionale e installazione luminosa, la facciata–monitor Crystal Mesh forma il guscio “visivo” dell’edificio; le funzioni strutturali sono svolte da un’altra struttura esterna posta sul retro della facciata.
E’ costituita da un pattern a mosaico fatto di 3.000 moduli di policarbonato imbutiti che coprono l’intera facciata di oltre 5.000 mq di superficie. Circa 1.900 di questi moduli contengono una matrice regolare di tubi compatti di luce fluorescente che formano delle macchie di luce “attive” all’interno della facciata, la cui emissione è controllata da software ad emettenza predefinita per il risparmio energetico.
Di notte la matrice di luce riporta in sovrimpressione la particolare struttura fisica della bianca e cristallina facciata diurna. La disposizione irregolare di queste macchie – che divide la facciata in aree con diverse “risoluzioni” e intensità – non crea un grande schermo omogeneo sul fronte dell’edificio, ma amplifica la sua capacità di comunicazione, costituendo l’ingrediente essenziale della sua architettura.
Per la funzione e il design di Crystal Mesh lo studio si è ispirato alle storiche facciate modulari progettate negli anni ’60 e ’70 e all’aspetto delle zone di intrattenimento del XX secolo illuminate dalle lampadine. Allo stesso tempo espressione del futuristico concetto di monitor come sostituto completo della tradizionale facciata: la facciata come supporto digitale.
L’idea originaria della Commissione – la facciata-monitor – è allo stesso tempo attuata e negata dal sistema modulare di facciata. La grande struttura dei cristalli di policarbonato riproduce solo il 75% della matrice sottostante; il monitor appare così a tratti “perforato” e interrotto da terrazze verdi prospicienti sulla strada principale. La superficie di ogni singolo “pixel”, inoltre, è rigorosamente distorta dalla geometria dei moduli.
Nel complesso l’aspetto non è quello di un monitor ad alta risoluzione in quanto gli elementi di luce attivi sono distribuiti sull’intera superficie a volte a gruppi di piccole dimensioni, a volte di grandi. Ma tale mutevolezza dell’aspetto notturno e diurno è stata in ugual maniera studiata. Anche durante il giorno, infatti, la facciata invia “segnali” di luce: i riflessi della luce solare che vengono riemessi dall’alluminio piegato all’interno dei cristalli di policarbonato. La facciata, dunque, alterando il carattere della pelle dell’edificio, conferisce un’espressione dinamica all’intera architettura.
(Fabiana Cambiaso Università La Sapienza)