In Italia, il riscaldamento a biomassa è un settore in costante crescita, rivalutato attraverso una serie di ricerche e…
A quattro anni di distanza dal terremoto che distrusse la città dell’Aquila, molti sono stati i progetti di ricostruzione biocompatibile ed intelligente: come Energy Box, un esempio unico di architettura tra ecologia e sicurezza.
Energy Box è un progetto di ricostruzione biocompatibile realizzata da Pierluigi Bonomo, che ha permesso di rivestire un vecchio edificio in mattoni, danneggiato durante il sisma del 2009, in legno lamellare CLT. Energy Box è una casa nella casa: una nuova abitazione costruita all’interno di quella già esistente in muratura e resa pericolante dai gravi dissesti subiti con il sisma. La conservazione della struttura originale è visibile con tracce di pietra nelle pareti sul primo livello. Queste le sue parole: “Le impronte dei vecchi muri di pietra, come una fotografia che sbiadisce nel corso del tempo, simboleggiano in forma materiale e in modo simbolico il rapporto tra il passato pesante e indelebile e l’aspirazione a un futuro migliore, che si realizzerà con la leggerezza del nuovo, mediante tecnologie sicure, efficienti e sostenibili”.
Ed è per questo che sono state preservate alcune tracce murarie perimetrali e recuperati alcuni materiali del vecchio edificio demolito.
Vincitore del concorso “Il sole dopo la Tempesta”, del Primo Premio nazionale d’architettura contemporanea “Ludovico degli Uberti” 2011 e progetto finalista Premio Fondazione Renzo Piano 2013, all’interno di Energy Box convivono i principi di progettazione Passivhaus con le moderne tecnologie per la produzione di energia rinnovabile, abbattendo così i consumi energetici, riducendo l’impronta ambientale e soprattutto assicurando la massima qualità della vita per i futuri utenti.
I 300 mq di Energy Box comprendono soggiorno, tre camere da letto, un bagno, una sala polifunzionale e un garage.
Pur non essendo completamente off-grid, l’integrazione tra le strategie bioclimatiche “passive” e quelle “attive”, aiuta a ridurre la domanda di riscaldamento fino a soli 7 kWh/mq anno.
Il ruolo più importante è affidato al rivestimento esterno, costituito da una serie di lamelle in larice disposte orizzontalmente sull’involucro, la cui struttura cambia appositamente a seconda della facciata, per sfruttare al meglio le prestazioni termiche dell’edificio. L’involucro della bioarchitettura è perfettamente isolato in tutte le sue parti, diminuendo il problema delle dispersioni, mentre i pannelli semi-movibili del rivestimento, permettono agli occupanti di regolare i livelli di illuminazione e di ventilazione desiderati.
La facciata fotovoltaico, il sistema solare termico associato alla pompa di calore, la ventilazione meccanica e naturale assicurata dalla disposizione delle lamelle mobili ed il sistema per la conservazione dell’acqua piovana, aiutano il bilancio energetico di Energy Box.
Oltre alla struttura in legno di larice, Energy Box utilizza solo materiali ecocompatibili o provenienti da precedenti demolizioni, come il gesso, la fibra di legno e l’acciaio bonificato.
(Fabiana Cambiaso – Università La Sapienza)