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Wang Shu, il primo architetto cinese a vincere il premio Pritzker ha costruito alcuni dei suoi edifici più famosi, come il Nogbo Museum, riutilizzando vecchi mattoni di edifici demoliti. Una scelta particolamente significativa nella Cina dello sviluppo a tappe forzate, che rischia di travolgere il passato.

 

Wang Shu è tra gli autori presenti alla mostra Architecture as Art, visitabile all’Hangar Bicocca fino al 12 settembre, nell’ambito della XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano.

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“Solo le persone che capiscono la natura dei materiali possono fare dell’arte usando i materiali”.

Questa frase dello stesso Wang Shu sintetizza al meglio il senso complessivo di della mostra ideata e diretta da Pierluigi Nicolin. Nei grandi spazi dell’Hangar i visitatori si trovano di fronte non a disegni e modellini, ma a campioni reali di costruzioni architettoniche che evidenziano il loro lato artistico, al di là della funzione che normalmente hanno. In questo senso il contributo di Wang Shu è particolarmente significativo per le forme e il materiale scelto. Wang Shu ha disegnato un’installazione in mattoni faccia a vista, costituita da una serie di quinte murarie, nelle quali l’architetto cinese mostra le tante valenze dell’arte muraria, dalla perizia costruttiva, al legame dei materiali con la terra e la natura.

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I mattoni in laterizio sono prodotti da un’azienda italiana la SanMarco, con tecnica tradizionale a pasta molle e realizzati con l’utilizzo di argille naturali prive di additivi. Con una particolare lavorazione si è ottenuta una rugosità che anima la texture. La colorazione rossa è ottenuta con la miscelazione di argille provenienti da cave di proprietà SanMarco senza aggiunta di pigmenti o coloranti.

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