Gli elementi chiave che hanno contribuito al successo dell'edizione 2024, come la professionalità del team, la partecipazione pianificata delle…
“ExpodopoExpo. Lo sguardo di otto fotografi sulle eredità urbane e ambientali di sette Expo” è la mostra fotografica inaugurata presso la sede dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Milano (in via Solferino 17) il 5 novembre e aperta al pubblico fino al 20 novembre (si può visitare dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 17).
L’idea non è nuova: una mostra simile era stata allestita (sempre dall’Ordine degli Architetti) nel 2009, alla notizia che Milano avrebbe ospitato la successiva edizione dell’evento mondiale. L’obiettivo era anticipare la questione di fondo: “Il problema, secondo noi, non riguardava solo il prima e il durante ma anche il dopo” aveva spiegato Franco Raggi, vice presidente dell’Ordine. Questo “dopo” consisteva nella necessità di allestire un progetto metropolitano che favorisse la riqualificazione dell’area della fiera internazionale in un’utile infrastruttura per la comunità locale (se non addirittura nazionale). Per favorire la riflessione, erano state organizzate cinque campagne fotografiche per documentare l’eredità urbana e ambientale di altrettante Expo in Europa. Il risultato era stato uno choc visivo: la mostra dimostrava chiaramente come il problema non fosse stato risolto (con l’unica eccezione della Svizzera).
Oggi la mostra viene riproposta, arricchita da nuove riflessioni e nuovi scatti e dal reportage sull’Expo a Shangai nel 2010. Per l’inaugurazione è stato organizzato un incontro dal titolo “Expo dopo Expo. Il destino metropolitano dell’area Milano Expo 2015”, a cui hanno partecipato Valentina Bottelli (Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC Milano) e Franco Raggi.
“Proporre questa mostra – aggiornata e incardinata quanto mai nell’attualità – e questo dibattito a sei anni dalla prima uscita” ha dichiarato Valeria Bottelli “è per noi architetti un appello in zona ‘allarme rosso’, ma anche uno strumento di consapevolezza istituzionale utile a innescare un processo virtuoso di unione delle forze politiche e tecniche della città e del Paese per l’ottenimento di un risultato esemplare ancora possibile. Ci sono gli strumenti perché questo percorso non si inserisca ancora nella nota logica emergenziale. Impariamo a distillare da quanto accaduto – positivo o negativo – negli altri ‘post’ e nel ‘pre’ Milanese, perché questo Expo dopo Expo diventi motivo di orgoglio per tutti”.
L’Ordine degli Architetti non rinuncia a sollecitare il dibattito pubblico su temi come la destinazione funzionale dell’area, il rapporto con la città metropolitana, il governo delle decisioni, la trasparenza delle procedure di incarico, il rapporto tra interesse pubblico e imprenditorialità privata, solo per citare i più importanti. Con l’ovvio suggerimento di imparare dalle esperienze altrui.
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