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Kanagawa Institute of Technology Workshop (KAIT). Un’unica stanza di 2000 metri quadrati, una foresta di 305 esili colonne di acciaio bianco, una cortina di vetro continua priva di elementi opachi di sostegno…come non pensare a questo spazio multifunzionale per gli studenti di tecnologia dell’Università di Kanagawa come ad un luogo unico per leggerezza ed eleganza?
Progettato dal giovane architetto giapponese Junya Ishigami, con il contributo dello studio di ingegneria strutturale Konishi Structural Engineers e dello studio di ingegneria meccanica Environmental Engineering, il padiglione è il risultato di un processo progettuale e costruttivo durato tre anni. “Natura e architettura si sovrappongono – così racconta Ishigami del padiglione KAIT – come le colonne con gli alberi. Le colonne hanno la consistenza delle gocce di pioggia che cadono e la griglia di rinforzo deve essere spessa come il vapore dell’acqua delle nuvole”.
È possibile raggiungere un compromesso tra la visione onirica dell’architetto di una struttura di sostegno così sottile da sembrare pioggia cadente con un tetto che sembra un velo di nuvole e le leggi che regolano la scienza delle costruzioni, in una zona ad alta sismicità come quella su cui sorge il padiglione?
Guardando il padiglione sembra proprio di sì, perché l’opera è tanto ampia quanto esile, priva di peso ed eterea. Un pavimento a filo della superficie esterna, delle pareti realizzate in lastre di vetro alte 5 m prive di qualsiasi sistema di irrigidimento, condizione spesso considerata inevitabile al fine di assorbire le spinte orizzontali di un sisma, sottili colonne interne al perimetro disposte in modo apparentemente casuale, tanto da sembrare incapaci di reggere una superficie piana in vetro e acciaio di 44 m di luce complessiva. Il tetto, anch’esso bianco, è costituito da un piatto di acciaio di appena 16 cm di spessore che delimita e racchiude lo spazio interno.
L’aula è quanto di più vicino alla sensazione di lavorare in uno spazio esterno pur essendo all’interno. A contribuire all’idea della passeggiata nel bosco non collabora soltanto la disposizione casuale delle colonne, ma soprattutto la loro forma sottile e quasi bidimensionale che richiama alla mente il cadere delle gocce d’acqua. La particolare condizione climatica della regione di Kanagawa, con precipitazioni abbondanti e temperature non particolarmente alte, consente di realizzare un volume completamente trasparente e permeabile alla luce tanto da fondersi cromaticamente con il paesaggio circostante che si riflette in esso in un gioco di specchi, senza temere il surriscaldamento dello spazio coperto. L’uso del vetro extra-chiaro e delle sottilissime lame di acciaio enfatizza e realizza quell’atmosfera di foschia generata dalla pioggia persistente che Ishigami ha ricercato fin dai primi schizzi di progetto.
Gli “alberi” di acciaio che compongono questa sorta di foresta artificiale e sorreggono il grande spazio multifunzionale creano centinaia di piccoli e medi spazi sfruttabili individualmente dagli studenti. L’idea del progettista è che ogni studente possa, grazie all’esilità delle colonne e alla loro disposizione, modulare individualmente lo spazio in funzione delle proprie esigenze.
Il sistema portante del padiglione è del tipo “form active structure”, cioè un qualcosa di collaborante con le sollecitazioni dei carichi esterni ad essa applicati: vento, neve o sisma. Ciascuna delle 305 colonne che costituiscono il sistema di supporto verticale è diversa per forma, distanza e orientamento. L’intento è quello di creare una foresta artificiale che evochi in chi cammina in questo spazio la suggestione di essere in un bosco in cui ognuno sia libero di gestire lo spazio come vuole, dove la luce diretta filtra tra gli alberi da una serie di aperture trasparenti posizionate sulla copertura realizzata in lamiera di acciaio bianco.
L’ingegnoso sistema strutturale è costituito da una griglia di travi IPE 200 in acciaio alla base della copertura alle quali si agganciano le sommità delle colonne. Quelle soggette a compressione e carico di punta, una 40 in tutto, sono realizzate con esili profili a sezione scatolare posizionati nel piano sempre con orientamenti differenti. Esse sono collegate a speciali travi IPE, leggermente più spesse di quelle che compongono la copertura. Queste colonne sono alloggiate alla base in plinti realizzati in cemento armato. Le restanti colonne sono costituite da sottili elementi scatolari appesi tramite giunzione bullonata alla griglia della copertura. Queste colonne non hanno plinto alla base ma sono fissate con un sistema ad ancora che le blocca solo quando è stato raggiunto il livello di pretensionamento ottimale in funzione dei carichi applicati.
Il processo di montaggio della struttura ha visto alloggiare le colonne soggette a compressione nei plinti, sulla sommità di queste venire ordita la griglia e ad essa essere appese le colonne soggette a pretensionamento. Quindi sulla copertura sono stati distribuiti una serie di carichi temporanei per metro lineare in modo che la piastra si flettesse tra un pilastro soggetto a compressione e l’altro e che le colonne tese si abbassassero con la piastra. Sotto l’effetto di questo carico temporaneo sono state fissate le ancore alla base di queste. Una volta rimosso il carico la piastra è tornata nella posizione originaria facendo sì che le colonne venissero tirate verso l’altro in sommità raggiungendo lo stato di pretensionamento ideale a far sì che esse collaborino con il sistema ogni volta che siano sottoposte ad un carico aggiuntivo e garantiscano la sicurezza della struttura.
(Patrizia Ricci)
Architects: Junya Ishigami + Associates
Location: Kanagawa, Giappone
Structures: Konishi Structural Engineers
Mep: Environmental Engineering
Consultants: Thermal engineering
Software – Tomonaga Tokuyama
General contractor: Kajima corporation, Takasago Thermal Engineering
Project Year: 2010
Photographs: Iwan Baan
Image © Iwan Baan, ©junya ishigami + associates