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Un progetto di design pensato per chi è sempre in viaggio, per chi vive in paesi lontani, per chi è lontano dalla propria famiglia e vive le emozioni sempre più spesso virtualmente. Immaginate di vivere il rito della colazione con i vostri genitori o la vostra fidanzata via skype … proprio da quest’idea è nato il lavoro di Louisa Zahareas, laureata alla Design Academy di Eindoven.

Louisa ha disegnato un set in porcellana bianca che all’apparenza sembra avere delle dimensioni e delle prospettive sbagliate.Louisa Zahareas_design_virtuale6

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Una caffetteria che appare in bilico su sé stessa, forchette e cucchiai che sembrano troppo piatti per poter essere utilizzati, due teiere che si fondono in una sola: questi oggetti di design così strani e irreali se, però, vengono visti attraverso lo schermo di un computer, acquistano la loro forma naturale.

Louisa Zahareas_design_virtuale

Un progetto divertente, forse poco funzionale, capace però di raccontare uno stile di vita, moderno e tecnologico.

Louisa Zahareas_screen_mutations

Louisa ha lavorato progettando i prototipi in 3D e guardandoli poi attraverso la fotocamera del suo telefono e il proprio pc. Un lavoro di design e, insieme, anche di calcoli e di numeri: queste forme complesse e irregolari sono state studiate infatti matematicamente. La designer ha collaborato con Dianne Hansford, esperto di geometria computazionale e di progetti tridimensionali.

 

anamorfosi-ambasciatori-holbein

“Mi sono ispirata alla pittura e all’uso del 2D. Questo approccio non è nuovo, è stato utilizato già in pasato per gli ‘Ambasciatori’ di Hans Holbein. È stato però necessario riadattare quest’approccio al 3D”.

screen mutations_Louisa Zahareas“Mi sono ispirata alla mia storia personale.. sempre più spesso incontrato la mia famiglia in spazi virtuali!” e aggiunge “Vedo questi oggetti come oggetti di scena. Immagino lo spazio davanti ai nostri computer o ai nostri smartphone come uno palcoscenico teatrale dove trascorriamo diverso tempo e, quindi, svolgiamo diverse attività. Questo studio vuole raccontare nuove forme di interazioni”.

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