Additive Design Contest, innovazione, creatività e sostenibilità di questa iniziativa, una particolare attenzione per offrire opportunità alla comunità dei…
Una seconda casa preziosa e leggera custodita dentro un’architettura forte e pesante, antica, tra i bagliori del tufo e della pietra di Modica. Una galleria, quasi una grotta, scavata nel ventre di un palazzo settecentesco che, in origine, doveva ospitare il tribunale di Noto.
Carlo Ferrini è un enologo fiorentino di grande fama e successo. Laureato in agraria, si è conquistato rapidamente una grande notorietà internazionale, sancita dal riconoscimento della rivista americana Wine enthusiast che, nel 2007, lo ha nominato enologo dell’anno. In un’intervista di qualche tempo fa, Riccardo Farchioni, direttore del periodico enogastronomico L’AcquaBuona, chiedeva: “Se dovessi uscire dalla Toscana, in che regione ti piacerebbe lavorare?” e Ferrini, con preveggenza, rispondeva: “In Sicilia, senza dubbio. Che terra, che potenzialità… tutte ancora da sfruttare”. Evidentemente il fiorentino aveva già intrapreso il viaggio verso sud, almeno in senso ideale, e oggi può esibire il restauro, ormai concluso, di una dimora settecentesca nel centro storico di Noto. Un comodo pied-à-terre per le sue attività enologiche nell’isola e per i momenti di relax, in una città dalle caratteristiche straordinarie.
Interamente ricostruita dopo il terremoto del 1693, Noto è un vero trattato di architettura barocca e, dal 2002, si fregia del riconoscimento di Patrimonio dell’umanità, inserita, con Caltagirone, Militello Val di Catania, Catania, Modica, Palazzolo, Ragusa e Scicli, nella world Heritage List dell’Unesco. L’architetto Corrado Papa, con studio in Noto, ha affrontato un tema tipico di questa città, il recupero di strutture e spazi che risalgono appunto alle prime fasi della ricostruzione e che, dal primo Settecento a oggi, si sono conservati pressoché intatti. Anzi, i trecento anni trascorsi hanno deposto, sulla superficie delle possenti strutture in pietra di tufo, una patina irregolare che rende questi ambienti più preziosi e testimonia il profondo legame tra l’edificio e la stratificazione dovuta allo scorrere e al sovrapporsi delle epoche.
Nell’antico spazio monumentale come un esterno, Papa ha lavorato con attenzione, cogliendo e mettendo in valore tutti gli elementi storici e aggiungendo il nuovo con cautela ed equilibrio. Per esempio, è saggia la decisione di limitare al minimo il trattamento delle parti antiche, sfruttando la portata emozionale e storica delle tracce di vita vissuta, come i blocchi di tufo della volta anneriti dal fumo di un focolare senza camino. Nel piano terreno, un unico vano che si sviluppa dalla strada al giardino interno, le campiture di intonaco bianco sono come gli inserti neutri nei dipinti restaurati, e sottolineano l’energia materica e figurativa della potente volta a botte. Il pavimento, lastricato in pietra di Modica, è tagliato da un’asola in vetro che rende visibile la cisterna dell’acqua. Attraverso la vecchia scala si accede al piano superiore, dove si sono potuti recuperare l’antico pavimento in pietra e il soffitto, ormai quasi nero, in canne e gesso. Sono parte integrante del progetto la scultura di Giovanni Fronte, i quattro dipinti di Michele Ciacciofera e gli arredi, forniti dallo showroom Habitat, che introducono, in modo delicato ma autorevole, la dolce modernità del design contemporaneo.