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Il risultato architettonico è un ibrido che mescola la cura raffinata degli interni (tipicamente milanese) e la forza mediterranea, aspra e antica della ruralità siciliana.
Siamo abituati a pensare che un’architettura sinceramente contemporanea debba essere pensata e realizzata con materiali di produzione industriale, e che l’uso dei materiali e delle tecniche tradizionali sia riservato alle costruzioni all’antica, in stile, estranee alla ricerca architettonica. Daniele Rossi, architetto milanese quarantenne con un passato significativo nello studio di Michele De Lucchi, ha affrontato il problema senza pregiudizi scoprendo, innanzi tutto, che le tecniche tradizionali producono condizioni di comfort ideali e continuano a essere economiche ed efficaci sia nella fase della realizzazione che nella gestione energetica dell’edificio. Certamente alcuni buoni motivi, a favore della scelta tradizionale, si trovano nelle caratteristiche di questo luogo speciale, un frutteto di mandorli e limoni ai margini dell’oasi naturalistica di Vendicari, a poco più di un chilometro dalla costa dello Ionio siciliano.
L’incarico ricevuto era di predisporre una casa per vacanze, economica ma elegante e ospitale, per una famiglia milanese di origini catanesi formata da una coppia con due figli adolescenti. Di fronte a un budget di 220 mila euro e una superficie totale, per i due livelli, limitata a 200 metri quadri, Rossi ha preso una decisione strategica: “Mi sono dedicato allo studio delle masserie siciliane” racconta “e ho trovato una sapienza architettonica e costruttiva che oggi abbiamo in gran parte perduto”. Da questi sopralluoghi, racconta Rossi, è nata la decisione di “utilizzare sempre, dov’era possibile, tecniche, colori, tipologie e tecnologie locali consolidate dall’uso” e il risultato è un ibrido che mescola con successo due saggezze lontane, la cura raffinata degli interni e dei dettagli, tipicamente milanese, e la forza mediterranea, aspra e antica, della ruralità siciliana. E senza neppure sfiorare il rischio del kitsch, della parodia vernacolare da villaggio turistico, anzi, aleggia lo spirito del grande maestro messicano, Luis Barragán. La casa, nasce quindi come una composizione di cubi elementari, di circa 5 x 5 metri, che si dispongono e si accumulano nella figura di una “C” molto allungata che racchiude un agrumeto in miniatura. “Il gioco degli affacci e delle terrazze, spiega Rossi, ha portato a prospetti molto diversi e la scomposizione dei volumi è stata importante per integrare la casa nella campagna circostante”. I muri perimetrali, traforati da dieci porte-finestre a tutta altezza con infissi e persiane di ferro verniciato in bianco, adottano un sistema costruttivo semplice e tradizionale, di certificata tenuta sismica, formato da blocchetti di tufo irrigiditi per mezzo di cordoli in cemento armato. Il rivestimento è in intonaco color sabbia chiaro steso a mano, e quindi con una ruvidità che accentua la vibrazione della luce e, di conseguenza, ne aumenta la consistenza materica. Un’analoga efficace semplicità costruttiva si ritrova negli interni, con i pavimenti in cemento lisciato in terre naturali opache e gli arredi limitati al minimo indispensabile. Le pareti, in intonaco bianco, diffondono le mezze luci filtrate dalle imposte che ristagnano nei profondi vani delle finestre e illuminano di luce indiretta la fresca semioscurità delle stanze. Al piano terra si trovano quattro camere da letto e la zona giorno, con una generosa cucina, la sala da pranzo e il living, al piano di sopra, la camera da letto padronale, con bagno e terrazza riservata, e una seconda grande terrazza a disposizione di tutti gli abitanti della casa. Gli ambienti di soggiorno comunicano direttamente uno con l’altro mentre le camere da letto sono allineate lungo il corridoio che, oltrepassando i soggiorni, consente di percepire con uno sguardo ininterrotto i 27 metri di lunghezza totale della casa. Gli arredi, tutti appositamente disegnati da Rossi, prevedono anche una dotazione sistematica di armadi a muro, una scelta che mira a rendere superfluo l’inserimento di mobili di grosse dimensioni e quindi a salvaguardare la spazialità volumetrica delle stanze.